Castelvittorio

Altitudine: m 420 s.l.m.

Superficie: km2 26

Distanza da Imperia: km 66

Abitanti:
- nel 1881 1627
- al 2017 292

Festa patronale: 26 Dicembre - Santo Stefano

Informazioni: Comune tel. 0184 241048


Originariamente noto come Castel Dho, il borgo, ubicato in posizione strategica favorevolissima, fu dominio dei Conti di Ventimiglia fino al 1260, quando il conte Bonifacio lo vende alla Repubblica di Castelvittorio Genova, da cui viene ribattezzato col nome di Castelfranco per assumere poi (1862), passato sotto i piemontesi, il nome di in onore di Vittorio Emanuele II.

La storia del paese, dominio di Genova, è caratterizzata dalla secolare inimicizia con la vicinissima Pigna, baluardo della penetrazione savoiarda.

Visita al Borgo

Entrando in auto nel paese, giunti all'altezza del palazzo scolastico (a destra) osserviamo a sinistra sopra la rampa che sale al borgo la torre di difesa dai turco-barbareschi, oggi deturpata da un terrazzo, che controllava la vallata.

Parcheggiato poi allo slargo, saliamo la rampa entrando in paese attraverso via Umberto I che ci porta alla centrale piazza XX novembre, contornata da logge a sedili in pietra; la prima a destra ospita una splendida fontana con vasca in pietra nera e un'altra vasca in consunta pietra colombina ed abbeveratoio, con a destra il pozzo e la pompa meccanica; le canalette sono in cotto.

Nella loggia successiva i sedili sono cinque massicci capitelli affiancati; anche nella loggia di fronte tre sedili sono capitelli in pietra lavorata, ricchi avanzi del rifacimento della sovrastante parrocchiale.

In piazza si aprono diversi bei portali: quello a sinistra al civico 4 ha l'architrave del 1551 intagliato con tre rosette e piccolo mago-custode; a destra, al civico 11, 12 e 13 si succedono altri portali in pietra nera, di cui il centrale ha l'architrave intagliato a Trigramma.

Saliamo la rampa che abbiamo di fronte passando sotto il varco che ha scolpito al centro lo scudo a croce stemma di Genova, e superata una serie di volti arriviamo al piccolo sagrato della chiesa di Santo Stefano, interamente rifatta in barocco nel 1771, che ci riserva una grossa sorpresa: nella piccola cappella di destra è infatti conservato un quadro raffigurante la crocifissione con la Madonna e San Giovanni che si vuole attribuire alla scuola di Michelangelo.

Accanto vi è la rustica scultura lignea "La Pietà", più suggestiva per noi del formale Crocifisso attribuito al Maragliano.

La chiesa è fronteggiata dalla torre medievale con feritoie poi adattata a campanile con tetto a scaglioni policromi, addossata ad una casa arcaica in abbandono, forse originario corpo di guardia della fortificazione.

Avviamoci nel vicoletto Santo Stefano a sinistra della fontanella alla base del campanile; dopo il portale in marmo decorato a rosette del civico 3 c'è al civico13 un bell'arcaico bassorilievo in pietra nera, in parte dilavata, intagliato con un Trigramma centrale conteso fra due chimere.

Proseguiamo scendendo a sinistra sotto il volto di via Canto e quindi a destra, passando sotto la porta più antica del borgo, da cui scendiamo tutta la gradonata; in fondo andiamo sotto il volto a sinistra e da qui dopo pochi gradoni prendiamo a destra continuando a scendere.

Superato il portale in pietra liscia all'angolo con via Garibaldi al civico 57, scendiamo ancora oltre il portale in pietra ad arco ogivale a destra e, giunti all'incrocio, risaliamo a destra per via Vittorio Emanuele.

A sinistra c'è la facciata dell'oratorio di Santa Caterina di cui vedremo poco più avanti al civico 66 la porta protetta da tettuccio su mensole in pietra; l'interno è in completa desolazione, come possiamo vedere attraverso le fessure della porta.

Risalendo la via passiamo sotto l'arco in pietra della porta di accesso meridionale al borgo, difesa dalla feritoia nel muro a destra; più avanti c'è al civico 62 un portale con architrave intagliato con un Trigramma molto elaborato in un tondo colorato, con il resto del monolite imbiancato a calce.

Arrivati allo slargo possiamo andare a vedere sulla rampa che sale a destra la seconda porta difesa da feritoie, da cui torniamo in via Emanuele che risaliamo fino alla piazza.

Da qui saliamo a fianco della fontana ed imbocchiamo a sinistra via Roma, che ha diversi portali in pietra liscia non molto interessanti; al civico 1 su portoncino intagliato, poi al civico 7, al civico 13 con edicola, al civico 12 due arcaici affiancati da uno murato, al civico 29, al civico35 con tettuccio ed infine al civico 51 mascherato dalla copertura a calce.

Tornati sulla piazza riprendiamo l'auto che ci riporta alla provinciale.

Risalendo la vallata raggiungiamo il bivio che a destra porta al rifugio di Monte Gray, a quasi duemila metri di quota, al Rifugio Allavena e a Molini di Triora; a monte dell'incrocio c'è un frantoio di cui vediamo la grande ruota in ferro esterna.

Prendiamo a sinistra la strada che sale tra i boschi seguendo la valle che continua a restringersi e dopo tre chilometri, giunti proprio al vertice della vallata, troviamo l'abitato di BUGGIO, di cui tenendoci a sinistra raggiungiamo il parcheggio.

Da qui scendiamo superando le case fondate su alte rocce a destra e giunti all'edicola andiamo a destra e poi ancora a destra, sboccando nella minuscola piazzetta con molto verde ed edicola con angiolo.

Tornati indietro, arrivati all'altra edicola prendiamo a sinistra sboccando così sulla piazzetta della chiesa.

Qui al civico 1 c'è un bel portale in pietra nera del 1736 con stipiti a rosette e disegni geometrici, ed architrave intagliato a Trigramma e motivi floreali, con scritta: "SI DEUS AEDIFICET STABILIS NON CORRUET AEDES – DEFICIENTE DEO MOENIA FIRMA RUENT" (Se costruisse Dio, stabile non si diroccherebbe la casa; mancando Dio, anche le mura solide crolleranno).

Il volto a sinistra sotto la piazzetta ospita una bella fontana con canaletta in pietra; di fronte c'è il ponticello in pietra che immette al sagrato.

Qui sorge la barocca chiesetta di San Giovanni Battista, che conserva all'interno un piccolo fonte battesimale in pietra nera; a fianco c'è il modesto oratorio di Sant'Andrea.

Prendendo la stradina a destra della chiesa, superato un portale monolitico e poi al civico 14 un altro con tettuccio, torniamo indietro sul ponticello da cui risaliamo per via IV Novembre, attraversiamo lo slargo con a destra un'edicola e raggiungiamo l'auto.

Tornando indietro se al primo bivio prendiamo a sinistra possiamo fare in auto ancora qualche centinaio di metri e raggiungere proseguendo poi a piedi la piccola Chiesetta Alpina tra il verde; se invece prendiamo a destra ci avviamo al ritorno, superando alta sul ciglio destro della strada la chiesetta della Madonna della Visitazione, con semplice portale in pietra nera decorato da motivi floreali.

A monte dell'abitato, raggiungibile con molta difficoltà si apre la Tana del Ruglio, caverna entro cui sgorga dalla viva roccia la sorgente del torrente Nervia.

Da Buggio in auto torniamo indietro sulla provinciale; dopo tre chilometri, al bivio, anziché rientrare ripercorrendo a destra l'itinerario seguito per la salita è possibile una bella escursione montana prendendo a sinistra e proseguendo a nord per Carmo Langan (poco prima di Carmo si stacca sulla sinistra la deviazione che porta al Lago di Tenarda e a Colle Melosa); da qui si può puntare su Triora e ridiscendere poi al mare sulla provinciale che segue il torrente Argentina, con visita alle già descritte Montalto, Badalucco e Taggia.