Pigna

Altitudine: m 281 s.l.m.

Superficie: km2 54

Distanza da Imperia: km 58

Abitanti:
- nel 1881 3421
- al 2017 869

Festa patronale: 29 Settembre - S. Michele Arcangelo

Informazioni: Comune tel. 0184 241016


Già dominio dei Conti di Ventimiglia, nel 1262 Pigna passa al contado di Nizza sotto i Conti d'Angiò che nel 1338 la vendono ai Savoia.

Il borgo assume così una rilevante funzione strategica, segnando il confine tra i domini della Casa sabauda e quelli della Repubblica di Genova, che aveva nella vicina Castelfranco (oggi Castelvittorio) al di là del Nervia la sua roccaforte; nella grande guerra del 1625 Pigna sarà brevemente occupata dai genovesi ma tornerà definitivamente ai Savoia nel 1633.

Visita al Borgo

Adattandosi alle curve di livello del colle su cui sorge, il paese si è sviluppato a gironi concentrici che ne fanno uno tra i più significativi esempi di borgo medievale.

Arrivando a Pigna, circa cinquecento metri dopo il cartello che indica l'abitato vediamo a sinistra sul ciglio della strada due grandi case tinteggiate in giallo-rosa; dietro la prima più bassa, c'è lo slargo in cui vanno sfaldandosi i ruderi della chiesa di San Tommaso, edificio romanico a tre navate del Millecento di cui sono rimaste in piedi la facciata, con due portali in pietra ad arco a tutto sesto ed oculo in alto, la parete sinistra traforata da strettissime monofore, la navata sinistra con archi a sesto acuto, e parte delle absidi; la vasta cripta sottostante attende di essere esplorata prima che tutto le crolli addosso.

Ripresa l'auto proseguiamo sulla provinciale aggirando quasi tutto il paese finché giunti all'altezza della farmacia imbocchiamo la rampa che sale a sinistra portandoci al vasto parcheggio da cui saliamo a piedi.

Raggiunto il piccolo slargo prima del voltone scendiamo la breve scaletta a sinistra che ci porta al Museo Etnografico della civiltà pignasca nelle cui tre sale sono esposti attrezzi agricoli ed artigianali d'epoca.

Superato il voltone osserviamo le lesene in pietra della parete destra della parrocchiale, su cui si apre la finestra con architrave deteriorato e grandi stipiti intagliati a motivi floreali, e passiamo quindi a sinistra attraverso il varco su cui è murato un architrave scolpito a Trigramma fra scudi araldici; siamo così entrati nell'ampia Loggia della Piazza Vecchia, luogo di riunione del Parlamento medievale e sede del Banco della Ragione, lastricata in ciottoli di fiume con tutto attorno massicci sedili in pietra.

Le volte a crociera sono rette da un pilastro e da due belle colonne in pietra nera di cui la centrale con capitello intagliato; a destra la scalinata semicircolare in pietra sale alla porta laterale della chiesa con arco in pietra a sesto acuto; del tettuccio che la proteggeva è rimasta a sinistra parte della mensola di sostegno in pietra.

A sinistra sotto l'arco della loggia saliti due scalini troviamo un architrave monolitico ed un altro intagliato con decorazione floreale; all'imbocco di via Roma sono murate a terra a sinistra le tre arcaiche vaschette in pietra unità di misura ufficiali per vino, olio e grano del Banco della Ragione; nella parete di fronte a noi è murato un bel capitello in pietra proveniente dall'originaria chiesa duecentesca che ancora riporta all'esterno, nella parte inclinata dello zoccolo a sinistra della porta di ingresso, a circa un metro da terra, la "cannella", qui realizzata con chiodi infissi nella pietra fino alla capocchia alla distanza di un "palmo" l'uno dall'altro.

Dalla loggia andiamo a destra per raggiungere la più grandiosa testimonianza di architettura del tardo Medio Evo nelle Liguria Intemelia: la chiesa di San Michele, che integra armoniosamente i tradizionali elementi trecenteschi con le innovazioni portate dal Rinascimento. La costruzione originaria venne eretta nel Milleduecento, ma fu poi interamente rifatta nel 1450 in massicci blocchi di pietra in forma di basilica a tre navate.

La facciata è dominata dallo splendido rosone gotico: sul disco esterno sono intagliati un ippogrifo, maschere, putti e fiori, mentre i dodici spicchi interni sono decorati dalle belle vetrate policrome originarie quattrocentesche raffiguranti gli Apostoli.

Sotto il rosone c'è il grande monolite centrale, intagliato con la data 1450 e con le scritte che ricordano a sinistra l'architetto Giorgio de Lancia che realizzò la costruzione, e a destra Giovanni Gaggini da Bissone, il maestro comacino autore del rosone; al centro della facciata c'è la statua di San Michele con spada che calpesta il demonio, e a sinistra una meridiana.

Il portale ha l'architrave intagliato con Trigramma al centro; agli stipiti i massicci monoliti sono alleggeriti dalle due esili colonnine in marmo che proseguono in alto fondendosi a formare un arco a sesto acuto, mentre sotto il tettuccio si alternano fasce bianche e nere di tradizione genovese a sua volta derivata da Pisa; completano la facciata due ampie finestre strombate con belle vetrate quattrocentesche. L'interno è diviso in tre navate su colonne in pietra unite da archi a sesto acuto, con basi e capitelli decorati.

Dietro l'altar maggiore è conservato lo splendido polittico in fondo oro "San Michele e Santi" del 1500, di Giovanni Canavesio: opera grandiosa, divisa in trentasei scomparti con al centro San Michele che abbatte il demonio, nella predella una serie di quasi miniature a sovrastare la teoria dei dodici Apostoli, e ai lati quattro santi per parte.Nella colonna a sinistra dell'altar maggiore è incorporato un bel tondo in marmo con raggiera.

Usciti dalla chiesa voltiamo a destra sboccando nella piazzetta con bella fontana e grande vasca in pietra dietro cui sale la scala che porta al barocco oratorio di Sant'Antonio dalla policroma facciata. Di fronte, sulla parete della chiesa è murata una lapide della cappella laterale con la data 1639: le cappelle del lato sinistro sono state infatti realizzate tra il 1570 ed il 1640. Qui si alza il bel campanile in pietra squadrata, alto cinquantasei metri, con tetto a cuspide, oltre cui c'è l'abside, con agli spigoli grandi conci squadrati, e quattrocentesche vetrate alle finestre.

Imboccando invece a sinistra via Fossarel incontriamo dapprima l'abbeveratoio, quindi la riproduzione della grotta di Lourdes ed infine dopo dieci minuti di faticoso cammino in salita, il camposanto dove sorge la cappella di San Bernardo; l'interno conserva uno splendido ciclo di affreschi del 1482 di Giovanni Canavesio, tra i più importanti del Ponente, con scene della Passione di Cristo e del Giudizio Universale.

Tornati alla loggia passiamo sotto lo snello arco di fronte e superata la Porta con arco a tutto sesto proseguiamo sotto il volto con edicola; subito dopo troviamo murata a destra accanto al 10 la lapide verticale intagliata con al vertice la pigna, simbolo del paese. Da qui si apre davanti a noi lo slargo che fu già il centro signorile del borgo medievale, con la vasta area centrale allora occupata dal castello oggi scomparso, circondato dai palazzotti padronali che vediamo.

Quello all'1 ha l'architrave del 1535 intagliato con l'iscrizione: "EXPECTO TEMPO CHE PASSIONE SE MOVA - CHE PATIENTIA VINCE OGNI PROVA"; sotto il volto di fronte a noi, all'8, l'architrave del 1540 è intagliato con Trigramma; a sinistra c'è il bel palazzo con facciata decorata da archetti pensili e portali con architravi intagliati; all'11 casa con architrave scolpito a Trigramma in tondo fra scudi araldici, e medievali finestre quadrate; al 12 un portale ad architrave monolitico con tettuccio; quindi la bella colonna ed architrave monolitico che formano una loggetta a sedile, ed infine al 20 l'altro portale con architrave in pietra nera protetto da tettuccio e medaglioni con maghi-custode agli stipiti.

Torniamo alla loggia e scendiamo sotto il voltone di via Roma, superando a sinistra le misure di capacità e a destra una finestra-porta; scendendo ne incontriamo un'altra di fronte a noi, sormontata dalle lunghe mensole in pietra che reggevano un tetto ora scomparso.

Proseguiamo sotto il voltone finché sbocchiamo allo slargo su cui sorge la sconsacrata Chiesa di Santa Croce; a destra c'è il barocco Oratorio omonimo, mentre al centro della piazzetta zampilla una bella fontana con colonna centrale a mascheroni circondata dalla tonda vasca in pietra. Dalla casa alla nostra destra sporgono due mensole in pietra, intagliate l'una a rosetta e l'altra con mago-custode.

Prendiamo a sinistra sotto il volto di via Carriera piana; di fronte, all'8, c'è il portale con architrave intagliato con motivi floreali a treccia, fra le lettere "CAB ANIA" da cui discesi a destra troviamo al 14 un altro architrave intagliato con quattro palle in pietra sopra il tettuccio, fiancheggiato da una ben curata edicola della Vergine.

Superato il portale in pietra nera con sommario decoro al 36 e quello ad arco ogivale in pietra al 40, giunti all'angolo con vico Ponte guardiamo a destra sotto il volto, al 70; ci vorrebbe una torcia elettrica per vedere bene l'arcaico architrave del 1422, intagliato con un semplice Trigramma fra la scritta "NON EGO SED S. GRA(TIA) DEI MECUM", che può essere tradotta con: "Non io ma la santa grazia di Dio con me"; a segnalare le abbreviazioni le lettere interessate sono sormontate dalla Omega maiuscola.

Risaliamo a sinistra per il vicolo Ponte e proseguendo sotto i volti superiamo altri portali, all'11 con tettuccio e al 9 con scudo araldico. Sboccati fuori dal nucleo abitato vi rientriamo subito passando a sinistra sotto il buio ed arcaico volto del vicolo Colla; all'incrocio prendiamo a destra e, superato a sinistra il portale decorato anche negli stipiti con motivi geometrici, giunti all'edicola andiamo a sinistra.

Al 59 c'è un portale rustico con panchette fronteggiato da una finestra-porta; superati al 5 e al 7 gli altri due portali in pietra di cui quello al 7 con tettuccio, proseguendo sbocchiamo nella loggia da cui torniamo all'auto.

Da Pigna in un'ora di strada a piedi si raggiunge la seicentesca chiesetta della Madonna del Passoscio, che conserva una seicentesca "Annunciazione" di Carlo Maratta. Nel territorio del Comune di Pigna si aprono un centinaio di cavità carsiche; la più interessante e profonda è la Grotta della Melosa, ai piedi del Monte Colma, in località Melosa. Altre grotte sono nella Valle di Rughi, nella Valle delle Tane, sul Monte Toraggio, sul Pietravecchia (con abisso di novanta metri), lungo il rio Brighetta e nella Valle del Corvo. Più a valle, sopra Pigna e Buggio, si aprono altre caverne, tra cui la Tana della Giacheira ed il Garbo di Barraigo, ricche di reperti fossili.

Uscendo da Pigna, appena superato il ponte, in corrispondenza del cartello che indica la località, si stacca a destra la strada che porta alle Terme (acque sulfuree ipotermali) e la rampa che porta al ristorante. Imbocchiamo quest'ultima, da cui in corrispondenza della prima curva si distacca a sinistra la mulattiera che sale fino a Castelvittorio; percorsone un breve tratto a piedi arriviamo davanti alla chiesa di Santa Maria di Nogareto, oggi in stato di totale abbandono.

Costruita nel Millecento e poi ristrutturata in forma di basilica a tre navate nel Quattrocento, la chiesa venne nel Settecento ulteriormente rimaneggiata ed intitolata all'Assunta. La nuova facciata barocca ha su ciascun lato del portale due delle slanciate colonne recuperate dalla costruzione originaria, sormontate da campaniletto; nel semplice portale in pietra nera gli stipiti si concludono in alto con rozzo muso di leone.

Il primo architrave è intagliato con un Agnus nel tondo centrale, e l'altro con decorazioni a motivi floreali, entrambi in rilievo pitturato. L'interno, di impianto barocco, è stato lasciato alla mercè dei vandali, ed è quindi in grave stato di degrado prolusione al suo disfacimento.

A destra della chiesa la mulattiera supera il Ponte di Lagopigo, dove nel 1365 venne solennemente giurata la pace fra Genova e la Provenza.

Tornati all'auto proseguiamo sulla provinciale, da cui poco dopo si stacca a destra la deviazione ci porta a Castelvittorio.