Camporosso

Altitudine: m 25 s.l.m.

Superficie: km2 18

Distanza da Imperia: km 41

Abitanti: nel 1881 1523 - al 2017 5622

Festa patronale: 20 Gennaio - San Sebastiano

Informazioni: Comune tel. 0184 28771


L'importanza della villa di Camporosso risulta poi confermata da un documento del 17 aprile 1487, con il quale il Consiglio comunale intemelio riconobbe implicitamente la rilevanza assunta da questa sua frazione, nella quale, al pari di altre ville ventimigliesi come Vallebona, San Biagio, Soldano e Vallecrosia, nessun debitore poteva essere molestato nel giorno della festa di San Marco, il santo titolare della parrocchia del paese.

Sorta prima del Mille come insediamento dei ventimigliesi che coltivavano i campi qui attorno, nel 1696 Camporosso entra a far parte della "Magnifica Comunità degli Otto Luoghi", repubblica indipendente che comprendeva inoltre Vallecrosia, Soldano, San Biagio, Borghetto San Nicolò, Vallebona, Sasso e Bordighera, sciolta poi nel 1797 da Napoleone che ne fa confluire i territori nella Repubblica Ligure.

Visita al Borgo

Arrivati a Camporosso parcheggiamo nello slargo a destra ed avviamoci a piedi per la centrale via Eroi Camporossesi che sbocca nella grande piazza dove ha sede il Municipio, dotato di una interessante biblioteca con edizioni rare e pergamene.

Passiamo a destra sotto la bassa Loggia Municipale con sedili in pietra e proseguiamo dritti; superata la piccola edicola si apre al civico14 la finestra-porta di antica bottega seguita, sopra il volto a destra, dalla lapide che ricorda come qui sia nato Francesco Maria Croese, il "Padre santo" morto nel 1866 e beatificato nel 1962 da Papa Giovanni XXIII.

Nella piazza in cui sbocchiamo sorge la chiesa di San Marco, originaria del Quattrocento ma interamente rifatta nel Settecento, con campanile decorato in giallo e verde squillante; la parete esterna sinistra è puntellata dal massiccio contrafforte dell'originaria costruzione quattrocentesca ed ospita, nella loggia a sinistra della facciata, il monumento al santo locale.

La chiesa, a tre navate, custodisce tre polittici del Cinquecento: entrando c'è a sinistra il "San Marco" di Stefano Adrechi da Nizza del 1533; nel secondo altare a sinistra la "Madonna con Bambino e santi Giuliano e Bernardo" di Agostino Casanova del 1536, seguito dal "Martirio di San Sebastiano" attribuito a pittore ligure del XVI secolo.

Usciti dalla chiesa e vista la restaurata meridiana di fronte, attraversiamo il sagrato, procedendo poi a sinistra sotto i volti da cui andiamo a destra in via Magenta; all'incrocio prendiamo a sinistra per sboccare nello slargo di piazza Garibaldi sotto il porticato, fronteggiato da quello analogo sormontato da loggia a semicolonne con un piccolo affresco.

Di fronte c'è la scalinata in marmo che porta al piccolo sagrato semicircolare con balaustra a colonnine del barocco oratorio del Suffragio del 1649, detto anche "dei Neri" dal colore della tonaca della Confraternita che vi teneva sacre rappresentazioni; l'edificio ha due orologi in facciata, mentre nella parete della casa a fianco campeggia il quadrante di una meridiana.

Proseguendo passiamo sotto l'alto volto che porta uno stemma del 1907 con l'invito: "L'ora incalza siate operosi", raggiungendo fuori mura il barocco oratorio dell'Annunziata, detto anche "dei Bianchi"; entrambe le Confraternite si sono oramai estinte.

Torniamo all'auto e proseguiamo verso Dolceacqua.