Altitudine: m 516 s.l.m.
Superficie: km2 8
Distanza da Imperia: km 43
Abitanti:
- nel 1881 339
- al 2017 307
Festa patronale:
20 Agosto - S. Bernardo
Festa del Principato: 11 Novembre - San Martino
Informazioni: Comune tel. 0184 223622
Il nome attuale "Seborga" è di origine moderna in quanto lo si trova citato per la prima volta nell'atto ufficiale di vendita della zona da parte dei monaci di Lerino al re di Sardegna nel 1729.
In un documento risalente all'814 il generico Castrum fu identificato per la prima volta con l'aggiunta del genitivo Sepulchri con chiaro riferimento a un luogo cimiteriale, una denominazione spiegabile con il fatto che il castrum sarebbe stato scelto dai conti di Ventimiglia come luogo destinato alla sepoltura dei propri defunti al fine di preservarli dalle razzie che in quell'epoca venivano compiute dai Saraceni sulle località costiere.
L'abate Priore dell'Abazia assunse quindi, nell'occasione, il titolo di "Principe di Seborga", di cui si pregia oggi il "Principe Giorgio I". Si è anche supposto che vi fosse una relazione tra il Santo Sepolcro e il paese, ma resta un'ipotesi in ogni caso improbabile poiché, la donazione precede di un secolo e mezzo la prima Crociata.
Preannunciata da ripetuti riferimenti al suo "Principato", Seborga, già "Sepulchri burgum" (da cui il nome) dei Conti di Ventimiglia, fu da questi ceduta ai monaci di Lerino nel 959. La storia del "Principato" è legata al grande bluff dell'abate di Lerino che, attorno al Mille, comincia a farsi chiamare "Principe" ed autopromuove a Principato il suo paese che, per la verità, si trascina da secoli nell'indifferenza generale.
Nella seconda metà del Seicento, Seborga conta appena venti famiglie di cui tutte, tranne due, definite "povere e miserabili". Ciò nonostante, gli intraprendenti fraticelli mettono su addirittura una zecca ed il sedicente Principato comincia a battere moneta propria; e questa iniziativa non darebbe fastidio se non che nella vicina Francia hanno cominciato a circolare sempre più spesso monete d'oro false tanto ben contraffatte da far pensare a veri e propri professionisti del conio.
A torto o a ragione, Re Luigi XIV se la prende con la zecca di Seborga, che fa chiudere nel 1686. Finita la cuccagna i monaci se ne vanno e nel 1729 vendono il loro "Principato" ai Savoia, sempre pronti a comprare a qualunque prezzo ogni pezzo di terra che li avvicini al mare.
Visita al Borgo
Parcheggiata l'auto sul piazzale, entriamo nel borgo per via Miranda e, attraversata la linda piazzetta, superiamo la macelleria che utilizza tuttora la ben restaurata finestraporta di antica bottega e prendiamo a destra per via Verdi, passiamo sotto il volto e scendiamo a sinistra per Vicolo Stretto, andando a sboccare nella civettuola piazzetta, sagrato della barocca chiesetta di San Martino decorata in facciata con affreschi del 1928.
Qui sorge anche, circondato dal ben ricostruito loggiato, il palazzotto residenziale del "principe", con stucco del 1896 che ne riproduce lo stemma.
La chiesetta era la cappella dei Benedettini e venne poi interamente rifatta nel Seicento, epoca di cui conserva all'interno due statue lignee: a destra quella del santo e dietro l'altar maggiore quella, di origine spagnola, della Vergine con Bambino.
Usciti di chiesa scendiamo a destra e, sboccati nello slargo dove ha sede il Municipio, risaliamo la rampa con i primi gradoni semicircolari che lo fronteggia: passati sotto il volto troviamo la vera Seborga più umile e genuina nei suoi vicoletti più oscuri, con le sue vecchie pietre.
Dopo il volto prendiamo a sinistra e torniamo così per la via già percorsa fino all'auto; sul lato monte dello spiazzo da cui ridiscendiamo a valle sorge l'oratorio di San Bernardo, originario del Milleduecento ma interamente rifatto in barocco. In assenza di campanile la campana è appesa alla fiancata sinistra.
Torniamo sull'Aurelia e procediamo in direzione Vallecrosia.