Altitudine: m 15 s.l.m.
Superficie: km2 55
Distanza da Imperia: km 25
Abitanti:
- nel 1881 2277
- al 2017 54824
Festa patronale: 13 Ottobre - San Romolo
Informazioni: Comune tel. 0184 580500
Sanremo è certamente oggi il centro mondano di gran lunga più ricco ed elegante del Ponente ligure la sua fortuna turistica, nasce con la scoperta della Riviera da parte dei primi viaggiatori inglesi sul finire dell'Ottocento e sviluppatasi a cavallo fra le due Grandi Guerre.
Se la favolosa Belle Epoque vi ha lasciato inconfondibili tracce in palazzi, ville ed alberghi, certo assai più interessanti sono le vestigia di tempi molto più remoti nascoste nel suo centro storico.
Sul vicino Monte Colma ci sono i ruderi del castellaro meglio conservato in Liguria che testimonia fra l'altro come i Liguri, qui insediati stabilmente già nel IV sec. a.C., vi persistettero anche in piena età romana, quando Sanremo (allora "Villa Matuciana") già era un notevole centro sulla via Julia Augusta, devastato poi nel 641 d.C. dai Longobardi.
Passata attorno al Mille in feudo al vescovo di Genova Teodolfo, Sanremo viene venduta verso la fine del Milleduecento dal vescovo Jacopo de Varagine ad Oberto Doria che nel 1361 la cederà a Genova; saccheggiata nel Cinquecento da Dragut e dal Barbarossa, subirà nel 1753 la feroce rappresaglia dei Genovesi cui invano tentava di ribellarsi, e confluirà poi come Capoluogo del Distretto delle Palme nella Repubblica Ligure voluta da Napoleone.
Visita al Borgo
Arrivando in auto da levante seguiamo le indicazioni per il centro proseguendo lungo l'elegante via Matteotti ora non più percorribile con l'auto e al semaforo svoltiamo a destra per raggiungere piazza Eroi Sanremesi dove parcheggiamo, salendo poi a piedi la breve rampa asfaltata sul lato mare della piazza che ci porta alla duecentesca Cattedrale di San Siro.
Nella facciata si apre il portale fortemente strombato, con cinque colonnine per lato che salgono a fondersi nell'arco gotico; dai capitelli tra fiori, uccelli, leoni e perfino elefanti intagliati vegliano i maghi-custode, che troveremo poi anche sulle porte laterali e nei peducci degli archetti pensili lungo le pareti. Nello stipite del portale è intagliata in alto a destra una colomba e a sinistra un delfino; alla base c'è il sedile in pietra.
La lunetta è decorata a mosaico dedicato al Santo, sormontata dal rosone in pietra e quindi dalla finestrella crociata; ai lati si aprono due bifore. Il sottotetto è arricchito da archetti pensili che proseguono lungo le pareti laterali, con peducci intagliati a mago-custode alternati a rosette.
Sulla parete laterale sinistra si apre il portale in pietra con massiccio architrave risalente al Millecento intagliato con un rozzo Agnus fra due palme, sormontato da una finestrella quadrilobata; al vertice del tettuccio c'è una lapide scolpita con due uccelli che beccano un rosoncino, mentre gli stipiti sono intagliati in alto con un uccello a destra ed un albero con rosetta a sinistra. I maghi-custode sono scolpiti nei capitelli.
A sinistra della porta, fronteggiato dalla lapide intagliata ad angiolo con àncora, si alza il tozzo campanile, originario nella parte bassa a conci squadrati con due serie di archetti pensili; la struttura venne mozzata nel 1753 dai Genovesi che si portarono via anche il campanone, e fu poi ricostruita in barocco.
Le pareti sono traforate ciascuna da tre alte monofore strombate, ed una bifora si apre nella cappella laterale dell'abside; una cinquecentesca lapide in marmo intagliata con Vergine e Bambino fra santi ne decora il portale, su cui veglia al vertice del tettuccio un mago-custode in tutto tondo. L'interno è a tre ampie navate divise da colonne in pietra di cui una vicino all'altare a sezione ottagonale anziché circolare; vi è conservata la pala del 1578 "San Siro e santi" di Raffaello De Rossi (1548).
Usciti dalla cattedrale prendiamo a sinistra aggirandone il fianco; superato l'arcaico architrave con Trigramma fra le lettere B e R all'inizio di via Corradi al 92, sbocchiamo sullo slargo su cui prospetta a sinistra la quattrocentesca canonica in conci squadrati, con bifore deturpate, interamente mascherata nella sua parte inferiore; all'interno conserva il chiostro originario.
Superata la bella fontana con il monumento ad Andrea Carli (ottocentesco sindaco benemerito), prendiamo a destra per via Palazzo da cui, osservato il portale in marmo con grande scudo araldico al 22, passiamo poi a sinistra sotto l'arco in pietra ogivale che conserva a destra la feritoia e negli stipiti i fori per le chiusure della porta.
Accediamo così al centro storico; negli ultimi tempi è stato oggetto di recupero e valorizzazione della "Pigna" in cui scopriamo, accanto alle tracce di un nobile passato, il degrado ambientale e sociale nascosti nel ventre della miliardaria città del festival e del casinò.
Superata la loggia ad archi ogivali in pietra a sinistra passiamo sotto la seconda porta, anch'essa in pietra ad arco ogivale, con lapide in marmo del 1321 fra stemmi abrasi sormontati da una decorazione a giglio fiorentino; conserva a destra la feritoia e, in alto a sinistra oltre l'arco, la massiccia pietra intagliata per accogliere il cardine in ferro della porta.
Da qui prendiamo sotto i volti a sinistra, girandoci dopo trenta metri per osservare il quadro di San Sebastiano murato sotto l'arco, e prendiamo poi a destra superando al 24 la casa arcaica con due portali in pietra ad arco ogivale; sbocchiamo così nello slargo con a sinistra la fontana a tonda vasca in pietra e centrale pilastrino quadrangolare.
A sinistra c'è l'oratorio dei Dolori, con la facciata decorata da affreschi, in parte deteriorati, di grandi scudi nobiliari.
Sotto il portichetto è murata una "ciappa" dipinta con l'immagine di San Sebastiano cui era originariamente intitolato l'oratorio, affiancata da quella intagliata con il Sacro Cuore trafitto contornato da angioli; l'iscrizione del 1642 ammonisce che: "Sotto questa volta non si può orinare né lasciare alcuna immondizia sotto pena di lire quattro e ognuno potrà accusare e sarà tenuto segreto".
Proseguiamo per via del Pretorio, superando il sovrapporta del 1705 con Trigramma all'1 e l'architrave riccamente intagliato con Trigramma fra due scudi al 5; arrivati allo slargo saliamo a destra lungo la rampa pavimentata in mattoni e superata la fontanella in marmo passiamo di fronte all'oratorio di Santa Brigida tutto in pietra grezza, con lunetta del sovrapporta intagliata a Trigramma. A destra, in via Umana, è murata sopra la finestra al civico 16 una lapide intagliata a Trigramma.
Continuiamo a salire tra case in degrado e al bivio con portale ad arco in pietra ogivale prendiamo a sinistra, passiamo sotto il volto e sbocchiamo nella piazzetta con a sinistra la fontanella in pietra intagliata a scudo araldico; da qui saliamo a destra sotto le Porte di Santa Maria e proseguiamo fino allo slargo dove prendiamo a destra lungo la via asfaltata. Qui a monte c'è il gran bel verde dei giardini pubblici.
Proseguiamo in piano aggirando la barocca chiesa di San Costanzo dal portale in marmo con angiolo intagliato e scendiamo a destra per via Riccobono; quando siamo quasi al termine della via sotto il volto prendiamo a sinistra per via dell'Alleanza e, superato a destra il corroso portale in pietra nera con edicola al civico 9, arrivati allo slargo andiamo a destra sotto la loggia con arco ogivale per via Romolo Moreno.
Sotto la loggia è murata al civico 26 una lapide intagliata con una Madonna; poco più a monte a sinistra si apre la nicchia coll'arco in pietra che ospita la fontanella. Torniamo indietro scendendo per via Moreno superando il portale al 4 con due architravi sovrapposti, di cui quello superiore decorato a motivi floreali e l'altro con Trigramma in losanga e scendiamo per la via già percorsa fino a piazza Eroi Sanremesi.
Da qui prendendo a sinistra torniamo a piedi sulla centrale via Matteotti di cui percorriamo un centinaio di metri verso levante raggiungendo al civico 143 il cinquecentesco palazzo Borea d'Olmo, affrescato a fine Seicento dal Merani e dal Carrega, che conserva fra l'altro la stanza che ospitò Papa Pio VII.
Il Palazzo Nota è sede del Museo Archeologico che espone reperti paleolitici provenienti dalla Grotta dell'Arma, altri neolitici e dell'Età del Bronzo e del Ferro provenienti da Sanremo e dalla Valle Argentina (Triora), e vasi e suppellettili d'epoca romana recuperati nel comprensorio.
Tornando indietro verso ponente alla fine della via troviamo a destra la breve rampa che porta al casinò; se resistiamo alla tentazione proseguendo dritti arriviamo all'incrocio su cui sorge la chiesa russa di San Basilio.
Discesi alla ex stazione ferroviaria proseguiamo verso levante attraversiamo la pista ciclabile raggiungendo il porto dove sorge la Fortezza di Santa Tecla, costruita da Genova nel 1755 per controllare la città; attualmente ospita luoghi di cultura e beni culturali.
Torniamo all'auto su cui ripercorriamo questa stessa strada proseguendo verso ponente finché, arrivati al semaforo con a destra i campi da tennis, imbocchiamo la deviazione a destra che in pochi chilometri ci porta a Coldirodi.
Entrati nell'abitato scendiamo a destra al parcheggio da cui risalendo a piedi e prendendo a destra sbocchiamo nella piazza con a sinistra il barocco oratorio di Sant'Anna, con relativo affresco nella lunetta della facciata e due campaniletti ai lati.
Di fronte oltre la grande fontana c'è la chiesa parrocchiale barocca di San Sebastiano con affresco in facciata; sotto la loggetta a sinistra c'è l'ingresso dell'ex municipio e alla Pinacoteca Rambaldi ora in Via Rambaldi civico 52 Coldirodi e conserva un centinaio di dipinti che vanno dal Quattrocento all'Ottocento, una collezione di stampe ed una biblioteca ricca di cinquemila volumi, il tutto lasciato in eredità al Comune dall'erudito don Stefano Rambaldi nel 1866.
All'esterno è murata una lapide che ricorda come attorno agli anni ‘20 il paese, praticamente spopolato dall'esodo degli abitanti verso la fiorente Sanremo turistica, sia stato occupato dagli immigrati meridionali che li hanno sostituiti in case e campagne.
Particolarmente nutrita è la colonia di abruzzesi, che da soli costituiscono oggi quasi il settanta per cento della popolazione, in cui sono anche ben rappresentate diverse altre regioni meridionali; i coldirodesi autentici sono ormai meno del dieci per cento, si e no una cinquantina in tutto.
La lapide (probabilmente unica se non in Italia certo in Liguria) sottolinea "la tenacia e lo sforzo dei lavoratori che qui giunti da ogni regione d'Italia resero più belle le terre e le colture, e che furono accolti ed apprezzati dai locali"; il motto della vicina meridiana: "SOL LUCET OMMNIBUS" ("il sole brilla per tutti") ribadisce la disponibilità degli indigeni verso i "foresti".
Se dalla chiesa riattraversiamo la piazza verso l'oratorio e proseguiamo, incontriamo dopo qualche centinaio di metri la rampa a destra che ci porta al santuario della Madonna Pellegrina, che ha sostituito sul piazzale panoramico il medievale castello del Pos Pin, distrutto nel 1316. Se invece aggiriamo la chiesa sul suo fianco destro e risaliamo per via Castello, arrivati in fondo alla via allo slargo con fontanella troviamo a destra la casa che ha sostituito il castello, affiancata da una torre anch'essa molto manipolata.
Una lapide commemora la fondazione del paese ricordando che attorno al Mille nuclei di famiglie sparse edificarono a difesa dalla pirateria castello e torre, costituendo l'originario centro della "Colla".
Riscendiamo sulla Aurelia e svoltiamo in direzione di Ospedaletti.