Altitudine: m. 336 s.l.m.
Superficie: km2 10
Distanza da Imperia: km 17
Abitanti:
- nel 1881 1048
- al 2017 459
Festa patronale:10 Agosto - Santi Lorenzo e Antonio
Informazioni: Comune tel. 0183 41025
Il vero toponimo della località è "Faraldi" che ricorre nel XIII secolo come nome di famiglia (Ricobonus de Faraudis); è comunemente ritenuto di origine germanica, derivante da fara-wald, che non potrebbe però risalire oltre l'Alto Medioevo o al limite al Basso Impero ed è forse ricollegabile pure al nome longobardo Faroald, attestato a Farfa nell'VIII secolo, mentre il toponimo "Villa" a esso accostato è riconducibile probabilmente a un insediamento patronale romano preesistente.
Prendiamo a sinistra la deviazione che scende a Molini.
Superata la grande ruota in ferro di un primo frantoio a destra, imbocchiamo lo sterrato a sinistra prima del ponte e dopo cento metri parcheggiamo; di fronte a noi c'è forse l'ultimo frantoio ad acqua, integro in tutte le sue strutture realizzate artigianalmente, con gli arcaici ingranaggi a pioli in legno di tradizione medioevale. La forza motrice gli è fornita dal vicino torrente Steria, scavalcato poco più a monte da un ponte romanico ad una sola arcata in parte rifatto nel Medio Evo, che conserva alla base le tipiche pietre squadrate d'epoca romana.
Fatta la provvista d'olio extravergine lasciamo quest'isola medievale e tornati sulla provinciale imbocchiamo poco dopo a sinistra la deviazione che ci porta a Riva Faraldi dove, superato l'oratorio di S. Rocco all'inizio dell'abitato, al bivio prendiamo a sinistra raggiungendo così l'ampio sagrato della barocca chiesa della Trasfigurazione di Cristo presso la cui facciata c'è la fontanella fiancheggiata da due colonne in pietra, uniche rimaste della costruzione originaria.
L'interno, a navata unica, conserva nell'ultimo altare a destra il barocco gruppo ligneo della Trasfigurazione; sul pavimento la lapide in marmo del 1768 indica la botola del "Sepolcro degli Ortolani".
Ripresa l'auto proseguiamo sulla provinciale raggiungendo l'abitato di Deglio
che risaliamo fino a raggiungere la chiesa di S. Bernardo con meridiana sulla parete e bassa feritoia nel campanile.
All'interno è conservato, a destra dell'altar maggiore, il cinquecentesco polittico di San Bernardo che tiene incatenato ai suoi piedi uno scimmiesco diavoletto, sotto cui è la scritta "Cristoforo Pancalino" quadro commissionato dal medesimo, opera di Giulio De Rossi (1577-78).
Riattraversato il sagrato possiamo tornare all'auto proseguendo poi a destra oltre la chiesa per raggiungere in pochi chilometri di buon sterrato fra i boschi l'abitato di Villa Faraldi.
La storia di Villa Faraldi coincide con quella di Cervo: fu già possedimento del Comune di Albenga, quindi dei marchesi di Clavesana ed infine di Genova.
Visita al Borgo
Parcheggiata l'auto all'inizio del paese, entriamo nel borgo attraverso la rampa in cemento che sale di fronte al palazzotto municipale, scendendo poi a destra i pochi gradini che ci portano di fronte ai resti dell'arco in pietra dell'originaria porta di accesso al borgo.
Da qui prendiamo a sinistra e dopo essere passati sotto la loggetta risaliamo fino a sboccare nello slargo sul fianco sinistro della chiesa.
A sinistra in via Piemonte 11 si apre un portale in pietra ad arco ogivale; chiedere le chiavi in loco per visitare la rinascimentale chiesa di S. Lorenzo Martire, abitualmente chiusa.
L'edificio ricostruito nel 1865 conserva in facciata una piccola lapis del Cinquecento; una lapide tombale romana del I secolo d.C. ritrovata nelle campagne vicine, che perpetua il dolore di donna Licinia per la prematura morte del figlio Agrippa, che reca la più antica iscrizione romana rinvenuta in Liguria e va riferita alla prima fase della romanizzazione del Ponente ligure.
Usciti dalla chiesa prendiamo a destra passando sotto il seicentesco campanile e superato l'archetto andiamo a sinistra; arrivati al volto sormontato dalla piccola edicola con statua della Vergine decapitata proseguiamo a sinistra e poi ancora a sinistra, uscendo fuori dall'abitato per rientrarvi subito dopo sotto la soletta di via Verdi.
Superato il volto andiamo a destra, percorrendo la stradina fra case fiancheggiate dai relativi orti familiari che sbuca fuori dall'abitato con vista panoramica su Tovo e la vallata; da qui rientriamo in paese seguendo la pavimentazione in mattoni.
Pochi metri dopo l'abside della chiesa sorge sulla destra una casa quattrocentesca con muri quasi a secco in blocchi di pietra squadrati ed un bel portale in pietra ad arco ogivale oggi murato; da qui seguendo la pavimentazione in mattoni torniamo all'auto.
Proseguendo verso monte incontriamo dopo un chilometro la borgata di Tovetto; in corrispondenza della curva si stacca a destra la breve rampa che ci porta al recentemente restaurato oratorio di S. Sebastiano e Rocco, con fontanella in facciata.
Sulla parete esterna destra a meno di due metri da terra c'è una meridiana. All'interno è esposto sopra l'altare maggiore il polittico su tavola "Martirio di San Sebastiano".
L'ignoto autore ne ha malaccortamente vestito gli arcieri secondo la moda del proprio tempo e gli anacronistici abiti cinquecenteschi ci servono così oggi a datare la tavola.
Proseguendo raggiungiamo dopo un chilometro l'abitato di Tovo dove parcheggiamo sul sagrato della barocca chiesa di Sant'Antonio Abate.
All'interno sono conservati a destra due fonti battesimali: quello ottagonale in pietra su colonna è del Milleduecento, l'altro in marmo è di qualche secolo posteriore.
La nicchia a sinistra ospita il rozzo gruppo ligneo di S. Isidoro di Siviglia protettore degli agricoltori, con la figura del Santo che sovrasta un aratore con buoi aggiogati ad un utensile legato "a chiodo"; di fronte è conservata l'anonima tavola della Vergine circondata dai quindici tondi con i Misteri del Rosario.
Dietro l'altar maggiore c'è il cinquecentesco polittico di Raffaele e Giulio De Rossi (1560-62) con la Vergine tra S. Antonio abate a sinistra e S. Giovanni Evangelista a destra; dal calice che quest'ultimo tiene in mano spunta il nero serpentello che simboleggia il veleno bevuto dal Santo, dice la tradizione, senza danno alcuno.
Sul pavimento di fronte all'altare è murata la lapide in marmo del 1687 con la scritta "Sepulchrum pro sacerdotibus" che dà accesso alla cripta dove veniva sepolto il clero locale. Di notevole fattura il para-altare.
Cento metri a destra della chiesa c'è l'oratorio di S. Caterina ora dismesso: il volto a crociera a destra della costruzione è retto da semicolonne.
Da Tovetto prendendo a destra al bivio la strada che discende su Chiappa (comune di San Bartolomeo al Mare) dov'è conservata, nel piccolo slargo a destra all'inizio dell'abitato, la pietra miliare romana della via Julia Augusta, qui trasferita e fissata su di un tondo basamento in cemento protetto da tettuccio.
Da Chiappa verso Tovo un piccolo sentiero a destra dopo la croce ci porta in 10 minuti di cammino a Bustagnolo località dove rimangono mute testimonianze le vecchie case di una borgata adibita memoria d'uomo per soggiornarvi durante lo sfascio dei prati.
Da Chiappa si distacca a sinistra la strada che porta a Rocca, con la cappella di Santa Lucia, da cui si può proseguire a piedi fino al Colle Mea, con vista panoramica sul mare; proseguendo invece lungo la provinciale si discende fino alla via Aurelia.